Aggiornato il: 20 Marzo 20

Vulnerabilità e flessibilità emozionale

Sin da quando eravamo bambini eravamo dotati di una risorsa preziosa: la flessibilità emozionale.
Pensiamo con quale frequanza ci arrabbiavamo e con quale facilità, dopo qualche minuto, eravamo capaci di rientrare nella tranquillità e nel gioco. Uso volutamente il passato, perché questa capacità possiamo riconoscerla senza dubbio nei bambini di oggi, ma non sempre nella nostra dimensione di adulti. Nel corso del tempo abbiamo perso allenamento! E ci risulta molto più facile rimanere nell’emozione poco piacevole, piuttosto che trasformare l’energia emozionale e mentale in sensazioni più soddisfacenti e utili per la situazione.

In un momento in cui i nostri confini e molti dei nostri paradigmi di riferimento sono profondamente messi in discussione, i nostri tre cervelli (cognitivo, emotivo, rettiliano) sono messi a dura prova in una danza che ci sposta tempestivamente dalla ragionevolezza alla sragionevolezza, dalla solidarietà all’individualismo, dalla piena emotività all’animalità che ci spinge a tirare fuori anche il peggio di noi per soddisfare bisogni primari.
Ci troviamo a convivere con emozioni di paura, di angoscia per qualcosa che non ha una forma ben identificabile, ma che ha degli effetti spaventosi e che ci rende vulnerabili, sospettosi, diffidenti, preoccupati, sconfortati, disorientati, incerti.
Ci troviamo a riconoscere che tutto sta cambiando in base all’assenza di ciò che avevamo prima.

Pur considerando che ognuno di noi usa o necessita di modalità diverse per coltivare equilibrio, possiamo tutti attivare alcune competenze chiave di intelligenza emotiva che ben contribuiscono a coltivare e riattivare la nostra flessibilità emozionale. Si tratta delle abilità di: consapevolezza emotiva, autocontrollo, flessibilità e adattabilità.

Anche se di fronte alla vulnerabilità possiamo avvertire la sensazione di perdita del controllo e di non farcela, abbiamo sempre, in qualsiasi istante, la possibilità e la libertà di scegliere con quale atteggiamento affrontare i fattori e le situazioni esterne, e come controllare le proprie conversazioni interiori. In che modo?

Facendo, anzitutto, un meraviglioso e grande esercizio di autoconsapevolezza e portando la nostra attenzione su:

  • L’OSSERVAZIONE personale, nel riconoscere: come sto vivendo e affrontando questo momento e che impatti ha sul mio modo di comportarmi e di stare in relazione in maniera non tradizionale, eppure potenzialmente estremamente intima? Abbiamo abolito i confini delle nostre sfere di vita personale, professionale, sociale.
  • L’ASCOLTO personale, nel percepire: quali emozioni sto attraversando in questi giorni e che pensieri mi inducono? Quali impatti hanno nei miei atteggiamenti e nel mio spirito di azione? E quali emozioni, invece, ritengo più utili nel momento in cui avrò raggiunto una comprensione più chiara e completa su un nuovo “equilibrio” collettivo e individuale?
  • Il DIALOGO personale, nella propria coscienza e attraverso la propria consapevolezza per dichiararmi: quali scenari posso immaginare per me, la mia famiglia, la mia comunità di provenienza, il mio lavoro, il mio paese e la società globale a cui appartengo? Quando si potrà risalire, quali bisogni saranno divenuti più importanti, prioritari e come mi guideranno nel costruire la forma di un nuovo sistema?

Questo è, altresì, il momento in cui le condizioni esterne ci richiedono capacità di resilienza:

  • Emozionale: per focalizzarci su percezioni capaci di eliminare progressivamente lo stress e che ci permettano di pensare con maggiore lucidità, dando spazio a intuizioni che di razionale hanno ben poco
  • Fisica: nel riscoprire un nuovo concetto di salute e nel prestare ancora più attenzione allo stato di salute individuale e collettiva, nel riscoprire i confini entro cui ci è concesso stare in movimento e prendersi cura del proprio fisico
  • Cognitiva: governando i nostri pensieri, condizionati e indotti da paure, mantenendo senso critico, e potendo riconoscere immediatamente e continuamente quali sono funzionali e quali, invece, possiamo trasformare.

E quale può essere una tecnica all’altezza della situazione? Che aiuti a coltivare la nostra capacità di flessibilità emozionale per affrontarci in tali momenti di vulnerabilità? Qual’è quella cosa utile e facilmente attuabile per mantenere il controllo personale e non lasciarsi sopraffare di fronte a una situazione al di fuori del nostro controllo?

In questo spazio di possibilità condivido un esercizio, di per sé molto semplice e banale, che permette di lavorare su queste dimensioni, una cosa che tutti possiamo provare a fare, in qualsiasi circostanza, quando le emozioni e i pensieri prendono il sopravvento, e che può condizionare effetti diversi, preziosi e utili per permetterci di non rinunciare alla speranza di risalire e ricominciare: pensare all’esatto contrario e usare la nostra intenzionalità, energia ed immaginazione per focalizzare, proprio in quel momento, ciò che di diverso ci auguriamo, ciò che desideriamo al posto di…, ciò che vogliamo contribuire a costruire quando... E più dettagli vi sono, più questo pensiero può accompagnarci e prendere forma in una convinzione intangibile ma profonda, e avrà effetto anche sul nostro stato emotivo. Siamo dotati di flessibilità emozionale e questo ci permette di scegliere se stare nella paura e nel disagio o spostarci verso qualcosa che riconosciamo essere più benefico per noi, per gli altri che ci stanno vicini e per chi è lontano.

Provarci non costa nulla!

Emanuela Zaltron, Team 300Grammi Srl