Aggiornato il: 01 Aprile 20

So-stare nell'incertezza

I nostri nonni sapevano che poteva accadere
di Enrica Tomasi

Chi può dire che cosa accadrà nei prossimi mesi?
Chi ha la risposta alla domanda cosa è meglio fare, quali sono le strategie da mettere in campo per essere pronti e preparati alla ripresa?
Nessuno.

Dobbiamo so-stare nell’incertezza e fare esperienza, tutti insieme, di vulnerabilità.
I nostri piani sono stravolti, il nostro tempo va rinegoziato, rivisto. 
I nostri nonni erano più preparati a momenti come questo: sapevano cosa significava faticare un anno intero e perdere, in una notte, tutto il raccolto.
I nostri nonni sapevano che poteva accadere, noi no!
Dobbiamo impararlo ora e in fretta. 
Ascoltando le persone e le situazioni, ci rendiamo conto che una scelta, dentro questa fatica, ce l’abbiamo.
É la scelta della cornice: quale valutazione dò a questa situazione?
La mia opinione sugli eventi genera emozioni che mi aiutano a rispondere con più energia a ciò che accade o alimentano la  mia paura?
Aprire uno spazio di consapevolezza su questa cornice significa essere - o diventare - “emotivamente intelligenti”. 

Facciamo un esempio: sto a casa perché mi proteggo e aiuto medici ed infermieri a non soccombere o sto a casa perché mi difendo dal virus?
Due modi di vedere la stessa cosa, due modi di pensare che influenzano i sentimenti con i quali ci approcciamo alla fatica della quarantena e della distanza sociale.
Quale cornice mi rende la vita più semplice?
La prima o la seconda che ha un forte richiamo all’idea di guerra e di battaglia?
Cogliere questa differenza e governarla aiuta anche a sviluppare resilienza.

I nostri nonni la chiamavano “forza d’animo”.
Era la capacità di fare fronte alla distretta, di reagire e di trovare nuove possibilità per andare avanti.

Enrica Tomasi