Aggiornato il: 13 Febbraio 19

Vivere in cattività

di Leonardo Frontani
 
La scimmia nuda balla, ma indossa sempre il giusto outfit.
Diciamo che la società occidentale una sua certa decadenza la sta affrontando.
 
Esistiamo più perché siamo capaci di consumare in maniera sofisticata, che per fattori legati alla convivenza, alla relazione, alla compassione, alla costruzione di un futuro comune.
 
Non è mia intenzione annoiare con una critica sterile, ma nemmeno voglio passare come l’ennesimo membro di qualche movimento post - new age che predica il cambiamento come la via.
 
La realtà è che se vogliamo una cosa, la prima cosa che facciamo è pensare di comprarla.
 
Non sappiamo più costruire (senza un kit acquistato in internet e consegnato con modalità “prime”), non sappiamo più riparare, oggetti e relazioni, senza l’acquisto di manuali e l’intervento di consulenti o la visione di tutorial, non sappiamo più stare da soli o stare in silenzio e non sappiamo nemmeno più annoiarci. Ognuno di noi ha i suoi integratori alimentari o i suoi consigli per alimentarsi in maniera diversa. Ognuno ha la libertà di prendersi una vacanza meditata, organizzata, piena di cose da fare e soprattutto piena di selfies.
 
Vi sembro arrabbiato? Lo sono infatti.
Come educatore di adulti, spesso in aula incontro situazioni che farebbero gola ad un sociologo sperimentale:
"Ciao sono qui a questo corso sulla Resilienza perché la mia azienda, in cui lavoro da 22 anni, ha somministrato un questionario ed il mio KPI resilience è risultato sotto la media.” – “Ciao sono qui per imparare a motivare i miei collaboratori che sembrano non essere interessati a nulla. Certo questi giovani non sanno proprio quello che vogliono! ” – “Ciao sono qui a questo corso sull’Assertività, per curiosità.”
 
Ci riempiamo la bocca di parole come motivazione, resilienza, pro - attività, intelligenza emotiva ed ogni giorno mi appare evidente che, vivendo in una società dopotutto molto “comodosa”, dove non ci sono paludi da bonificare, aratri da tirare, mari in tempesta d’affrontare, aerei che lasciano cadere bombe incendiarie, cerchiamo di crearci dei bisogni anche professionali, per poi brillantemente trovare il modo di soddisfarli comprando la soluzione; una soluzione sempre rapida e fondata su regole da seguire come in un libretto delle istruzioni.
 
Bene, che ne dite se lavoriamo un po’ su un concetto profondo e desueto:

vi va se parliamo di Libertà?

A me piacerebbe rieducare me stesso alla Libertà e così poi rieducare le persone. Ovviamente non stiamo parlando di fare ciò che cavolo mi pare. Per me la Libertà è un concetto primitivo che contrappongo a quello di cattività.
 
Siamo in cattività, cioè prigionieri, quando siamo dominati da oggetti, impegni sociali effimeri, relazioni liquide, ruoli e maschere, siamo in cattività quando "Sono ciò che Faccio".
 
Siamo liberi quando sentiamo di poter esprimere i nostri autentici bisogni, perché consapevolmente li abbiamo incontrati; siamo liberi quando possiamo amare e odiare senza dover appartenere ad una corrente di pensiero; siamo liberi quando non siamo dominati dal “è tutto un schifo” oppure “l’ottimismo è il sale della vita!”. Siamo liberi quando non è il conformismo a guidare la nostra mano, ma nemmeno l’anticonformismo. Siamo liberi quando diciamo di no a cose che non ci piacciono e tendiamo a dire di sì a ciò che è sfidante e ci potrebbe far crescere.
 
Siamo liberi per Natura, bestie selvagge socializzate, che hanno inventato il loro futuro 35.000 anni fa.
 
La sensazione è che quel futuro oggi sia un presente volatile, caratterizzato da una sorta di prigione dorata, chiusi in macchine potenti e case troppo grandi, soffocati da oggetti inutili di cui ci prendiamo cura solo nei traslochi, affamati di amore e di vita, ma senza avere mai abbastanza tempo per viverla alla massima espressione. Come si fa a tornare liberi?
 
Magari cominciamo a liberarci di tutto ciò che non è veramente significativo: cose, situazioni, luoghi comuni, persino persone e torniamo a ballare tutti insieme, magari senza indossare il brand di grido. 
 

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