Aggiornato il: 11 Marzo 20

Non c'è tempo per l'introduzione

Non so che dire in merito a questa inedita situazione che tutti stiamo vivendo.

Scorrendo i profili LinkedIN, troviamo imprenditori liquidi, esperti di benessere digitale, esperti di sapienza finanziaria, trainer in comunicazione carismatica che non possono fare a meno di esibirsi ogni giorno.

Siamo in un universo che vive un’ossessiva compulsione tecnologica dove chiunque sul web può dire la sua, pur non avendo magari nulla da dire, la democrazia in rete lo permette. Viviamo una moltiplicazione di storie che rimbalzano nei social media e ci costringono ad una costante attenzione parziale: in preda alla dispersione cognitiva, non tratteniamo significati e collezioniamo solo frammenti. Non riusciamo a valutare più la profondità delle cose che accadono intorno a noi.

Di colpo si presenta un virus, il Covid-19 , che ha tutte le caratteristiche del “virale digitale”: non si può progettare a tavolino, impossibile da governare, valorizza di più i contenuti negativi.

Bene, questo virus però uccide, è un killer silente, maligno, ma soprattutto invisibile.

La non percezione della gravità della situazione ci ha messo in ginocchio, con l’italiano santo e poeta che si butta nella movida di notte, sulle piste da sci e domenica 8 marzo invade la parte del Lago di Garda corridoio libero da zona rossa tra Lombardia e Veneto.

Abito in quelle zone e con i miei occhi ho trasecolato quando ho visto letteralmente orde di persone, giovani e anziani, scendere a frotte sul lungolago, come se in quella zona ci fosse davvero aria incontaminata.

Ho dovuto parcheggiare a casa per andare in paese a piedi, sembrava Ferragosto dai parcheggi affollatissimi. Lì ho capito subito che siamo davvero quelli che sorpassano nelle corsie d’emergenza, i falsi invalidi, quelli che buttano le immondizie dove capita.

Questa è la prima pandemia dell’era digitale: le reazioni sono molto più veloci dei fatti accaduti, come analizza Baricco. La narrazione è superiore alla realtà e la paura dilaga. Basta pensare alle scene di panico durante l’assalto dei treni a Milano la notte prima dell’entrata in vigore del blocco degli spostamenti e le code ai supermercati. Questi comportamenti non spiccano certo per alta “intelligenza sociale”.

Per contro non si può non constatare l’ incredibile professionalità di tutto il personale del mondo ospedaliero italiano, che sta svolgendo un lavoro immane.

Tutti ora, visto che si annullano a ripetizione eventi, corsi, seminari sono esperti di smart working, di formazione a distanza e di responsabilità sociale d’impresa. (Nota: Accademia ben 22 anni fa fu tra le prime realtà italiane a realizzare il progetto Non in aula, un master a distanza per imprenditori con utilizzo di un dvd e un gruppo di discussione via email per definire i primi protocolli per la formazione a distanza, ricordo ancora il prezioso contributo di Marco Parolini).

Cosa ci insegna tutto questo? Non lo so sinceramente.

Forse che la creatività dovrebbe essere usata, non solo per progettare nuovi prodotti/servizi, ma anche per costruire e immaginare potenziali scenari futuri.

Disporre infatti di una serie di scenari da analizzare, vuol dire avere la possibilità di capire come funzionano le cose e soprattutto in che direzione vanno.

Più che predire dobbiamo allenarci a pensare in prospettiva dando buone visioni, facendo generare nuove domande a vari livelli di esplorazione.

Ecco forse questo è quello che il bastardo Covid-19 ci può costringere a fare, e questo tocca più che altro ai giovani: devono imparare ad auto-organizzarsi (non rifarsi a gerarchie o a meccanismi di coordinamento) e avere la capacità di porre nuove domande (non trovare soluzioni, ma scovare i problemi).

Questo va fatto subito, non c’è tempo per l’ introduzione se no siamo game over.

Alessandro Garofalo, esperto di innovazione, terrà per Accademia d'Impresa un "Laboratorio per l'innovazione - Cantiere della multisensorialità e conversazione impossibile con Leonardo da Vinci" il prossimo 28 aprile.