Aggiornato il: 16 Marzo 20

La parola alle aziende - Davide Pedrolli

Qualche anno fa ho avuto l’idea di promuovere i prodotti alimentari italiani ed in particolare quelli trentini, nei paesi scandinavi. Ho percepito la curiosità delle popolazioni scandinave per il buon cibo, quello di qualità e ho deciso di farmi ambasciatore di una cultura di prodotto all’interno di un territorio fertile.

Ora con l’emergenza legata al Corona Virus il mio settore sta cambiando radicalmente e lo scenario all’interno del quale mi muovo non è più lo stesso.
Tutte le fiere del settore alle quali avevo pianificato di partecipare sono state momentaneamente sospese e spostate a quest'autunno. In una situazione come la mia, di libero professionista che ha da poco più di un anno iniziato la sua attività, questo significa dover dedicare più tempo a tutte quelle cose che, quando si è spesso in giro, non si riescono mai a fare. Bisogna cercare di fare di necessità virtù e aspettare che vengano tempi migliori.

Sono rientrato da una fiera in Norvegia settimana scorsa. In fiera i primi giorni sono stato trattato come un “persona da non avvicinare troppo”, con gente che voleva fare incontri stando in piedi e a distanza di sicurezza, mentre nei giorni successivi, quando hanno iniziato a percepire che era un fenomeno non solo italiano, erano più gentili anche se comunque preoccupati. Al ritorno dalla fiera ovviamente nessuno, pur avendo mostrato molto interesse in loco, ha voglia di parlare di possibili business e anzi mi sono arrivati vari messaggi chiedendomi il mio stato di salute, forse per paura di esser stati contagiati.
Anche le merci subiscono dei rallentamenti importanti con code incredibili al Brennero.

Non è certo una situazione facile, ma non ci si può piangere addosso e bisogna reinventare il lavoro giorno per giorno.
Bisogna avere la forza di dedicarsi a cose diverse e sperare che quanto prima si possa venirne fuori, ognuno mostrando la responsabilità richiesta dal governo. Clienti esteri mi fanno capire che in certi Paesi gli sforzi dell'Italia vengono compresi ed emulati o comunque ammirati (in Danimarca, scuole, asili e uffici pubblici sono chiusi per esempio), mentre in altri Paesi si pensa di saper fronteggiare l'emergenza e la si sottovaluta prendendo quasi in giro la sanità italiana. 

In questo momento il mio ruolo è quello di rassicurare i clienti esteri sul fatto che le aziende lavorano tranquillamente, perchè spesso i media giocano un ruolo di amplificatori di allarmismi. Alcuni sono preoccupati, altri fanno scorte ulteriori di prodotti perchè temono possano esserci delle chiusure o comunque dei rallentamenti nelle consegne di prodotti italiani. Si cerca di consultare fonti ufficiali per comunicare le cose, unite a media accreditati e a scambi di pareri e di situazioni tra colleghi di aziende diverse che al momento vivono gli stessi problemi e che hanno interesse da un lato a rassicurare i clienti, dall'altro a fare in modo che i clienti siano consapevoli di come è la situazione e che qualche rallentamento indubbiamente ci sarà.

Questo momento genera indubbie preoccupazioni per chi cerca di iniziare un'attività e ha bisogno di muoversi per presentare i propri prodotti. Dovrebbe poterlo fare in un mercato libero, aperto e dove non ci sono diffidenze e preoccupazioni; recentemente anche nel civilissimo Nord Europa ho percepito per la prima volta come si possa essere "discriminati" per il solo fatto di essere italiani.
La speranza è che questa pandemia faccia capire finalmente all'Europa che siamo tutti interconnessi e che il nostro Paese, spesso deriso, sta in realtà giocando un ruolo chiave e speriamo possa supportare anche gli altri se sarà necessario.

Forse sarà un modo per crearci un’altra credibilità all’interno del panorama europeo.

Davide Pedrolli, promotore di prodotti alimentari italiani e trentini in Scandinavia.