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Aggiornato il: 12 Marzo 20

Il leader oggi

In tempi di isolamento, parziale o totale, ci viene da più parti consigliato di leggere, e allora soprattutto per chi ricopre posizioni di responsabilità in organizzazione pubbliche e private, potrebbe essere utile riscoprire la lezione di un grande classico, quella contenuta nei “Ricordi” di Francesco Guicciardini. Una serie di note, scritte per uso personale, nelle quali Guicciardini, scrittore, storico e politico vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, ha distillato la conoscenza di anni di gestione del potere. Il ricordo n. 67 ci dice che “non è faccenda o amministrazione del mondo nella quale bisogna più virtù che in uno capitano di eserciti”, rammentandoci quindi come l’esercizio della leadership necessiti di tante “virtù”, più di qualsiasi altra funzione, e come sia tutt’altro che una capacità acquisita una volta per tutte.

Sono ormai molte, e diffuse, le teorie che prevedono la “fine del capo”, la scomparsa dei leader, o meglio la loro “non necessità”, a fronte della possibile capacità dei gruppi di autodirigersi, a partire dalla creatività e libertà dei singoli. La crisi di autorità che investe da decenni le società occidentali ha fatto germinare, in taluni casi legittimamente, questo tipo di riflessioni. Sembra sia difficile la transizione da un modello tradizionale autoritario ad uno nuovo in cui autorità, delega e fiducia non siano in contraddizione, ma trovino un equilibrio.

Perché una cosa è certa: vi sono situazioni che consentono l’assenza di un leader. Quando si tratta di sviluppare creatività, generando margini di autonomia, è bene che il leader faccia un passo indietro. L’eccessivo accentramento spesso genera malumori e inefficienze. Eppure di questa figura così controversa c’è ancora bisogno. Il leader infatti è certamente indispensabile in due situazioni ben precise: quando si tratta di cambiare rotta e quando si tratta di governare una tempesta. Ovvero, quando si tratta di innovare e quando è necessario governare delle crisi. In questi due casi, cambiare e sopravvivere, un gruppo deve avere un leader che si fa carico della responsabilità di decidere e di indirizzare gli sforzi di tutti.

L’esercizio della leadership, diceva Guicciardini, ha bisogno di “virtù”, in primis coraggio, responsabilità, coerenza.

E, aggiungiamo noi, formazione e riflessione per implementarle. Quella di Guicciardini all'epoca, è una posizione molto vicina a quella che oggi cerca di avere la “Formazione”, intesa come processo, e che ci sforziamo di progettare ed erogare proprio per i nostri novelli “mercanti”. Le virtù del leader quindi vanno praticate, non per motivi astratti ed etici, ma per la loro concreta ”potenza” che posso esercitare sulla realtà. E questa potenza può essere esercitata soprattutto attraverso l’esempio del Leader.

 

Bruno Degasperi
Direttore di Accademia d'Impresa


Il testo "Ricordi” di Francesco Guicciardini è scaricabile gratuitamente in pdf cliccando qui 

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