I fili della vita: unʼintervista a Silvia Atzori - Accademia d'impresa
Aggiornato il: 08 Marzo 22

I fili della vita: unʼintervista a Silvia Atzori

di Stefania Santoni

 

La vita di ognuna di noi è fatta di trame. Siamo immerse in una fitta rete dʼintrecci dai colori variopinti e dalle infinite texture: ognuno di questi fili ci racconta una storia che è un pezzetto di vita individuale e al tempo stesso collettiva. Ci parla delle infinite costellazioni di cui facciamo parte. Conoscerli e tenerli uniti equivale a dare alle donne la possibilità di portare la loro matrice biografica nel mondo e questo significa raccontare il proprio vissuto quotidiano da protagonista, non più come sottrazione e negazione. 

È così che nasce la nostra idea di far parlare le donne, di raccontarvi le storie di imprenditrici e professioniste che ce lʼhanno fatta: perché le parole creano la realtà e hanno un valore generativo (le cose esistono nel momento in cui le diciamo, non il contrario!); perché tutte le vostre storie sono anche le nostro storie. E sono la prova che possiamo realizzare ogni nostro progetto, sogno, ambizione. È difficile essere donne imprenditrici - come negarlo? - ma questa rete di trame femminili può davvero cambiare lo sguardo con cui abitualmente ci osserviamo (e giudichiamo). 

Ed è proprio a partire dal mondo dei filati che si apre il nostro ciclo di interviste. 

Lʼaltro giorno ho avuto il piacere di conoscere e parlare con la dott.ssa Silvia Atzori. Sarda di radici e di cuore, ma trentina di adozione lei è unʼimprenditrice e la fondatrice di Atotus, il primo circuito italiano che connette la filiera della moda sostenibile. 

Dove nasce il tuo progetto, Silvia? Cʼè qualche cosa che ti ha ispirata?
Sicuramente lʼidea di fare lʼimprenditrice è sempre stata dentro di me, è qualcosa a cui ho sempre pensato. Un giorno di qualche anno fa ho avvertito il bisogno di scrivere su un pezzo di carta un progetto specifico: sentivo che per renderlo più vero era necessario metterlo nero su bianco. Così presi unʼagenda e scrissi "aprirò un negozio a Vezzano, nel paese in cui vivo". E proprio dopo averlo scritto, una volta soltanto, questo progetto è divenuto realtà. Si chiama Atotus, una parola che in sardo significa "a tutti". Questʼidea di collettività è proprio il senso e significato intrinseco della mia start up perché Atotus è una piattaforma circolare che connette una molteplicità di attori della filiera della moda sostenibile quali filatori, tessitori, brand di abbigliamento e territori

Che idea geniale, Silvia. Ma spiegami meglio: in che cosa consiste Atotus e come funziona?
Come ti accennavo, nel nostro circuito coinvolgiamo filatori, tessitori, brand di abbigliamento e territori (in questo momento stiamo collaborando molto con il Centro Moda Canossa e il centro di Aiuto alla Vita). Lʼidea della filiera nasce dal voler creare un circuito in cui al centro si trova il consumatore finale: quello che crediamo è che senza un reale coinvolgimento non ci possa essere una vera economia circolare. È vero che fra attori si può fare tanto ma se la domanda (cioè il consumatore finale) non ne comprende lʼutilità e non va verso quella direzione, neanche lʼofferta può generarsi in modo automatico. Quindi che cosa abbiamo fatto? Abbiamo creato un negozio fisico, a marchio Atotus dove viene fatta la raccolta dellʼusato e viene venduto il nuovo che è sempre Made in Italy e fa parte dei brand della nostra filiera. Per poter vendere nel nostro negozio, il brand deve quindi essere registrato al nostro circuito. Ti faccio un esempio concreto per capire meglio questo processo. Il/la cliente porta dei tessuti (cotone, lana, cashmire 100%, ma anche copertoni di bicicletta) e in base alle loro caratteristiche riceve un corrispettivo in TIPs, una moneta creata da Atotus che circola in una piattaforma digitale e che è acronimo di "together is possible". Ad esempio, in cambio di 1 kg di cotone ricevi 3 TIPs, in cambio di 1 kg di lana ne hai 5 e così via. La moneta quindi circola tra negoziante e consumatore, ma anche tra gli attori della filiera. Perché? La piattaforma è una bilancia commerciale pari a zero perché la scontistica concessa al consumatore è concessa da tutta la filiera: nel momento in cui il/la cliente mi porta il capo, io consegno le TIPs in base a materiale e kg, anticipandole. Quando faccio girare i capi allʼinterno del circuito, circolano insieme alle TIPs: dal negozio vanno al filatore, dal filatore al tessitore, dal tessitore al brand; quando acquisto i capi dal brand, le TIPs tornano in negozio e la bilancia si compensa. 

La sostenibilità è il valore cardine e portante di Atotus. Potremmo dire che ne è la missione? 
Certamente. La scelta dei membri del nostro circuito è stata fatta secondo criteri di sostenibilità: le nostre aziende fanno moda sostenibile, Made in Italy, con particolari attenzioni alle condizioni lavorative dei e delle dipendenti. I filatori e tessitori sono tutte aziende che hanno una certificazione come la GRS (Global Recycle Standart). Ci tengo a precisare una cosa: quando si parla di sostenibilità solitamente si pensa esclusivamente allʼambiente, ma non è così. Ci sono altri due pilastri fondamentali oltre a quello ambientale: quello economico e quello sociale. Se tutti questi tre elementi non coesistono, non si può parlare di sostenibilità. Mi spiego meglio: capi sostenibili da un punto di vista ambientale (come quelli in cotone organico) ma non accessibili economicamente non si possono definire sostenibili. È per tale ragione che ho progettato la TIPs, uno strumento che aiuta ad accedere verso la sostenibilità economica: Atotus concede uno sconto a fronte del prodotto donato allʼinterno del circuito in modo tale che, una volta raggiunta una determinata quota, si abbia modo di acquistare quel capo. Il nome TIPs ci piace molto anche perché in inglese tip significa mancia, quella cosa extra che si lascia in un ristorante o caffé quando si è molto soddisfatti del servizio ricevuto: bene, il nostro cliente (che chiamiamo Tipper) può e deve dare questo qualcosa in più, ma per una ragione significativa. Non scordiamoci che lʼaltro significato di tip è ribaltamento: i nostri Tipper sono ribaltatori del modo tradizionale di acquistare capi di abbigliamento perché il circuito sostenibile di Atotus è un approccio non convenzionale dove con-vivono etica, ambiente, dignità e libertà del lavoro.  

Unʼultima cosa. Che cosa diresti alle altre donne imprenditrici come te o che sono in procinto di avviare una loro impresa?
Fate scelte coraggiose e non auto-limitatevi: il sistema in cui viviamo non sembra fatto per noi. Ma la verità è quando cambiamo lo sguardo in cui siamo solite osservarci tutto attorno a noi si trasforma. Diventiamo finalmente padrone del nostro tempo e della nostra vita. E iniziano a fiorire progetti incredibili e processi creativi in continua evoluzione. Penso ai lavori di rigenerazione che Atotus sta promuovendo insieme al Centro Moda Canossa: ai capi in buono stato cerchiamo di dare unʼaltra vita. Con gli studenti e le studentesse del centro sto facendo delle lezioni in cui parlo di Business Plan col fine di studiare un mercato di riferimento per realizzare una collezione a partire dai vecchi abiti. Oppure penso al progetto pilota con il Centro Aiuto alla Vita in cui stiamo promuovendo il riuso di capi per bambini/e ma anche premaman secondo il criterio dellʼeconomia circolare: abbiamo creato delle box in cui sono contenuti un corredino, dei pannolini lavabili, una carrozzina, una serie di biberon. Ogni box va restituita dopo 9 mesi. In questʼarco di tempo le madri si prendono cura non solo del/della loro figlio/a, ma anche di questi oggetti. É un esperimento sociale, vediamo cosa succederà tra 9 mesi! I capi arrivati a fine vita verranno consegnati ad Atotus, così a seconda dellʼusura sceglieremo quale strada far loro intraprendere: il riuso o la rigenerazione. 


Tutto questo per rammentarvi di osare, sempre, per diventare il cambiamento che desiderate vedere nel mondo.